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#News   mercoledì 13 maggio 2015
I Dolphins Ancona sulla Gazzetta dello Sport

Un servizio di una pagina intera di un quotidiano nazionale non è cosa da tutti i giorni per il football americano. E' successo nell'edizione dello scorso 8 maggio della Gazzetta dello Sport, che ha dedicato grande spazio per raccontare la realtà multietnica dei Dolphins Ancona, una società che annovera tra le sue fila, oltre al coach e ai due giocatori americani, anche tre atleti tunisini, due romeni, due albanesi, due ucraini, un polacco, un cubano, un pakistano, un togolese e anche un giocatore del Benin. “Un laboratorio sociale dell'Italia di oggi” l'ha definita sul sito dei Dolphins il presidente Leonardo Lombardi. E il servizio della Gazzetta racconta proprio il ruolo del football nel favorire l'integrazione di molti ragazzi immigrati o figli di immigrati.

“La Gazzetta – ci racconta Paolo Belvederesi, gm della società marchigiana – proprio con Mario Salvini si occupò di noi già tre stagioni fa per la storia di Hamid Arpad, che era arrivato a noi tramite i servizi sociali, conoscendo quindi lo sport. In effetti la sua era una storia da film: era partito dall'Afghanistan a piedi, poi era passato attraverso l'Iran e la Turchia, aveva raggiunto la Grecia in gommone, si muoveva sotto ai tir e, dopo due tentativi, era arrivato fino ad Ancona. Aveva 14 anni, oggi lavora come elettricista. E quando venne la Gazzetta per fare il servizio su di lui, segnò anche in una partita giovanile, era running back. Stavolta li ha incuriositi un nostro volantino promozionale per una partita scritto in italiano, arabo, romeno, albanese e spagnolo. Lo avevamo distribuito nel periodo delle vacanze estive nei quartieri di Ancona ad alta densità di immigrati, dove le lingue principali sono proprio quelle. Grazie a quella operazione sono arrivati una ventina di ragazzi e ne abbiamo tesserati dieci. Ma comunque è una cosa che non accade solo ad Ancona, ma un po' dovunque nel football americano, e l'ho fatto presente. Tutte le realtà italiane del football americano fanno una politica di promozione che non guarda a razza, religione o qualsiasi altro fattore potenzialmente discriminante. Forse da noi semplicemente gli atleti di origine straniera sono in una percentuale maggiore, circa il 20% dei tesserati totali, per una particolarità della nostra città”.
L'effetto dell'articolo si è fatto sentire: “C'è stato un grande riscontro – prosegue Belvederesi - La Gazzetta è andata esaurita in città, agli sponsor ha fatto piacere e la cosa ha generato curiosità anche al di fuori del football. Anche perché le storie di questi ragazzi meriterebbero una pagina per una... C'è chi non riesce a prendere la cittadinanza e chi, come ad esempio un ragazzo polacco, potrebbe ma preferisce di no perché ha più possibilità di giocare con la nazionale polacca piuttosto che con quella italiana. In ogni caso, l'effetto è stato positivo sia per la città, anche se qualcuno ha provato a strumentalizzare la cosa politicamente, sia per tutto il football italiano. Molte altre società si sono complimentate. Credo che non ci si debba sempre arroccare a difesa del proprio orticello e che se ognuno di noi riesce ad avere visibilità sia un vantaggio per tutte le realtà del football italiano”